Nell’ inconscio sono celatele le nostre prigioni interiori e i nostri orizzonti di libertà!”
La terapia con la procedura immaginativa è una forma di Psicoterapia che nasce nei primi vent’anni del novecento: scoperta dell’inconscio di Sigmund Freud e della sua concettualizzazione ad opera di Pierre Janet, dagli studi sulle categorizzazioni diagnostiche di Hermann Rorschach, dal sorgere della psicologia sperimentale di Alfred Binet e dell’eugenetica di Francis Galton. in quel clima di positivismo scientifico un ingegnere, Robert Desoille, iniziò l’esplorazione della psiche di soggetti “normali” attraverso l’impiego delle immagini simboliche archetipiche, sperimentandone la funzione ed osservandone gli effetti. A partire da questi studi si rivolse all’esplorazione del “subconscio” per sviluppare le potenzialità inespresse della personalità. Il suo lavoro fu scientificamente accreditato nel 1931 sulla rivista “Action et Pensée” e si codificò nel Metodo Psicoterapeutico del ” Rêve-Eveillé Dirigé “: letteralmente Sogno guidato da svegli. La caratteristica della “Terapia Immaginativa” è il lavoro con le immagini oniriche o immagini spontanee o suggerite dallo Psicoterapeuta. Si tratta di “sogni ad occhi aperti” che avvengono in uno stato di veglia attenuata, ottenuta attraverso il rilassamento. Fin dai tempi più remoti i sogni -immagini oniriche sia quelli che apparivano durante il sonno, sia quelli frutto dell’immaginazione diurna, hanno costituito una porta d’accesso per l’esplorazione del Se’. Le sue origini si perdono nel tempo, la praticavano gli Egizi nei loro templi, i Greci nel culto di Asklepios, ma anche i Sioux, indiani delle Pianure, e molti altri popoli dell’antichità più remota e più recente. Le immagini simboliche favoriscono l’accesso a problematiche che risalgono ad epoche preverbali, a traumi o carenze ascrivibili alle prime fasi di vita e registrate nelle tracce mnestiche dell’adulto, in quella che in Psicologia viene definita Memoria Implicita. Possono quindi essere la chiave per ristrutturare nel profondo aspetti carenziali che producono mal- Essere e disagi. L’immagine porta ad una attivazione cerebrale identica a quella dell’agire, nel nostro cervello si forma lo stesso disegno di neuroni che trasmetterà quindi un medesimo impulso al sistema nervoso, che non distingue se una cosa è vera o immaginata . Dunque i sogni prodotti volontariamente hanno la stessa valenza dei sogni notturni. Questa tecnica psicoterapica è un altro modo di interrogare il paziente senza fare domande impostate, ma lasciando che la sua funzione psichica immaginativa si manifesti permettendo l’accesso all’ inconscio tramite il linguaggio universale dei simboli. Non solo le immagini hanno un particolare carattere di realtà, ma ogni immagine ha anche in sé un impulso motore e suscita emozioni e condizioni fisiche che le corrispondono. A riprova di ciò, provate ad immaginare un limone, tagliatelo, spremetene il succo acido, immaginate di berlo. Cosa accade nella vostra bocca? Come mutano le vostre condizioni fisiche?
L’immagine è più vicina all’emozione della parola ! La parola può nascondere una resistenza, chiamata in Psicologia Resistenza dell’Io ed essere quindi uno schermo che blocca; l’immagine invece è più diretta, più vicina al sensoriale -corporeo, al cosidetto Sé corporeo.
Dott. ssa Fulvianna Furini
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